A quanti mi hanno chiesto perchè ho scolpito proprio una rosa posso solo rispondere che è nata da sola.
Il tutto comincia dal taglio di un albero del mio giardino, un noce, non un albero qualsiasi, il mio albero. L’avevo piantato con mio papà da piccolissimo. Quell’albero mi ha visto crescere, ha visto invecchiare mio papà e l’ha dovuto salutare, ha visto crescere i miei figli ed ha tenuto d’occhio tutti i vicini. Su quell’albero ci ho giocato, ci ho sbattuto il muso, i miei figli si sono arrampicati infinite volte ma a malincuore l’ho dovuto tagliare ormai era alla fine e diventava troppo pericoloso lasciarlo lì. Il figlio ormai maggiorenne ha avuto più coraggio di me nel tagliarlo anche se ad ogni ramo che cadeva corrispondeva un ricordo. E’ stato un gran lavoro, i rami ben accatastati e tagliati a misura pronti per finire nel camino. Con il freddo il camino arde e io deciso ho preso in mano il pezzo del mio albero da buttare sulla fiamma ma il cuore me lo ha impedito, la coscienza me lo ha proibito, troppi sono i ricordi. Così l’ho accantonato pensando di avere il dovere di ridarle una seconda vita e piano piano da un ramo secco è sbocciata una rosa. La mia rosa, quella dei miei figli e magari dei miei futuri nipoti, chissà…
L’albero che silenzioso ha scrutato
nonno Mario, Daniele. Davide e Andrea
e tutti gli abitanti della via Papa Giovanni XXIII