Anche se gli acciacchi dell’età ormai dicono di non esagerare, la Domenica a pranzo non mi faccio mai mancare un bicchiere di vino rosso. Ora per il mio bicchiere della festa mi piace bere del buon vino Barbera ma ogni volta che lo assaporo penso sempre al vino di quando ero giovane.
Ho sempre abitato in campagna e a quei tempi tutti noi avevamo nei nostri terreni una piccola parte coltivata ad uva. Non era di certo l’uva pregiata di adesso, si trattava di uva Clinto o Americana.
La si vendemmiava a Settembre e per noi bambini era una festa. Ognuno di noi si armava di secchi, che allora erano in legno, e si correva nella vigna per riempirli di grappoli succosi.
Facevamo a gara a chi riempiva il secchio più grosso.
Ogni cascina aveva poi la sua tinozza dove a turno ognuno versava la propria uva, tutti i bambini contribuivano alla pigiatura. Via le calze, via gli zoccoli e tutti dentro quella tinozza a saltare e marciare da fermi fino a farci bruciare la pelle. Si respirava un clima di allegria tra battute scherzose e canti a scuarciagola. Che bei pomeriggi !
Una volta rimasti solo i raspi perchè gli acini erano tutti schiacciati, il succo lo si metteva in una botte per la maturazione. A noi bambini bastava già il profumo per farci inebriare.
Quel vino seppure molto aspro e sicuramente dal sapore non proprio raffinato, ma che comunque dava modo di ricordare il sapore delle more di bosco, doveva bastare per tutto l’anno.
Ricordo ancora benissimo la camicia che lasciava sul bicchiere e quegli occasionali mal di pancia quando i grandi me ne concedevano un pochino.
Era un sapore semplice, al gusto si percepiva tutta la fatica che giornalmente si faceva in campagna, ma era il sapore della festa, quando ci si radunava intorno alla tavola e ci si concedeva qualche ora serena in famiglia o tra gli amici.
Un nonno Cuggionese
Cuggiono, anni ’40/’50