Nel mese più freddo dell’anno aspettavamo con ansia l’ultimo giovedì del mese. Il giorno della Giobia. Per noi la Giobia era l’immaginaria strega del freddo, che andava fatta scappare così che potesse sopraggiungere la primavera.
A noi bambini piaceva tanto quel giorno, perchè fin dalla mattina tutti erano intenti a fare il fantoccio della strega. Facevamo a gara a chi riusciva a farlo più bello ma allo stesso tempo più pauroso di tutti. Alla sera ci si ritrovava attorno al focolare e, dopo aver raccontato panzanighe, bevuto un vin brulè caldo e mangiato qualche raro dolcetto, si dava fuoco alla Giobia, che si sperava facesse le fiamme molto alte in segno di buon auspicio.
Durante la giornata noi bambini avevamo il compito di fare molto rumore per dar fastidio alla strega. Stancarla insomma, così alla sera si sarebbe fatta prendere facilmente. Andavamo così in giro per tutto il giorno picchiando a più non posso pentole, coperchi, suonando campanacci… tutto andava bene purchè facesse un gran fracasso.
Per noi era un divertimento unico, un gioco magico che allo stesso tempo ci aiutava a stare in compagnia e a dar sfogo alla fantasia.
Nonna Rita
Ossona anni ’50