Il 2 febbraio la mamma ci svegliava sempre molto presto dicendoci: “Presto, dai! Oggi è la Candelora!”. E noi con molta fatica ci alzavamo. Fuori era ancora buio e faceva freddo, ma dovevamo andare alla messa prima delle 06,00.
In questo giorno la chiesa ricorda la presentazione al Tempio di Gesù, che cade esattamente 40 giorni dopo il Natale, ma per noi poveri contadini era semplicemente il giorno della Candelora. Andavamo a messa e, dopo la cerimonia, il parroco distribuiva a ognuno una candela. Con quella in mano, andavamo in processione per le vie del paese per poi ritornare in chiesa per la benedizione delle candele.
Dovevamo poi portare le candele benedette a casa e custodirle gelosamente, perché in caso di malattia o disgrazia era usanza accenderle per ottenere sollievo. Era un rito che non si doveva perdere, perché dava la sicurezza di essere protetti per tutto l’anno e noi poveri contadini ne avevamo sempre molto bisogno. Avevamo anche il compito di benedire le candele per parenti o vicini che, ammalati, non potevano recarsi in chiesa. Era un dovere morale. Era come se, in qualche modo, aiutassimo la persona a stare meglio.
Anche oggi, se posso, partecipo a questo rito e tutti gli anni conservo la candela.
NONNA GIUSEPPINA
Bareggio fine anni ’40