All’età di quattordici anni fui ‘presa a servizio’ in una nobile casa milanese. I signori benestanti di Milano infatti usavano assumere delle ragazze di umile origine per l’aiuto domestico. Il nostro lavoro consisteva nell’essere un po’ colf, badanti, baby sitter, cuoche…ci occupavamo insomma di tutto ciò che casa e famiglia avevano bisogno lasciando alle Signore il tempo di intrattenere gli ospiti e di coltivare i loro interessi. Tutte le mie amiche del paese mi invidiavano, lavorare nella grande Milano con i ricchi era considerata una vera fortuna, non sapevano però che quel lavoro non era affatto leggero, i padroni erano molto esigenti, non esistevano elettrodomestici tutto doveva essere fatto a mano, lavare, stirare, far la spesa, far da mangiare e pulire tutta la casa non dava tregua, si cominciava alle 6 e si finiva alle 9 di sera senza mai fermarsi tante volte nemmeno per mangiare quel poco concesso. Mi era permesso di tornare a casa una volta alla settimana solo per poche ore e non era sicuramente per riposare perchè mi aspettavano altrettanti lavori domestici. Ma mi ritenevo fortunata almeno mi era risparmiato il lavoro nei campi. Cominciai il mio servizio in inverno e pensavo che il lavoro era tutto concentrato in quella casa di Milano ma quando arrivò l’estate mi dissero che avrei dovuto preparare la valigia perchè si doveva partire per il mare. Mare, una parola a me sconosciuta, non sapevo proprio cosa fosse. I padroni allora con fare pietoso mi spiegarono che il mare era un’enorme distesa di acqua azzurra e loro avevano una casa vicino a quest’acqua dove passavano tutte le estati e naturalmente io avrei dovuto andare con loro ad occuparmi anche di essa. Mi immaginai che questo mare era come il mio Naviglio unica distesa d’acqua vista finora, partii quindi con questa convinzione. La mia valigia era una piccola borsa con gli unici due vestiti che possedevo ed un paio di scarpe malconce. Quando arrivammo il mio stupore era talmente grande che non riuscivo nemmeno a capire cosa era tutto quell’azzurro, capii che quella era acqua ma non riuscivo a vedere l’altra parte della sponda, non c’era un ponte per attraversarla e soprattutto non capivo il perchè tutte quelle signore e tutti quei bambini con mutandoni di lana rimanevano li vicino senza far nulla e sotto quel sole cocente. Con il passare dei giorni capii cos’era il mare, certo si stava bene l’aria era buona e profumata non c’era il caldo milanese ma il mio lavoro era raddoppiato. Capii che i padroni se a Milano non facevano molto qui proprio non facevano nulla e diventavano ancora più esigenti. La casa dopo che era stata chiusa tutto un inverno la si doveva lucidare, dovevo conoscere nuovi posti per fare la spesa e cucinare non solo per la famiglia ma anche per tutti gli ospiti che ogni sera venivano a trovare i padroni. Ma c’era una cosa che mi terrorizzava, tutti i pomeriggi dovevo accompagnare i bambini in spiaggia ed accudirli mentre i padroni facevano il riposino pomeridiano. Per me era un incubo, quei bambini erano terribili si tuffavano in quell’acqua ed io non sapevo come stargli vicino, non sapevo nuotare ed il solo fatto di ritrovarmi con i piedi a mollo mi faceva mancare il fiato, figuriamoci se potevo andare a riprenderli. Fortunatamente i bambini se la cavavano benissimo con il nuoto. Certo è che i miei padroni avevano un bel fidarsi a lasciarmeli in custodia, probabilmente non seppero mai che non sapevo nuotare. L’estate per mia fortuna durava poco e con quella esperienza cominciai ad apprezzare i lunghi e nebbiosi inverni milanesi. Ad ogni mio ritorno tutte le mie amiche volevano sapere com’era il mare e di come cambiava di anno in anno, tornavo esausta ma mi sentivo una regina nel raccontare quei giorni ed una vera Signora nel donare loro le cartoline del posto che portavo io a casa perchè spedirle costava troppo. E’ proprio il caso di dire che tanta acqua è passata sotto i ponti, tantissime sono state le fatiche anche se non ho vissuto la campagna come tutti i miei coetanei, di ricchezza ne ho vista tanta ma sempre dalla parte sbagliata, ma quella vita mi ha permesso di fare delle esperienze che altrimenti non avrei potuto neanche immaginare, ed il mare chissà forse l’avrei scoperto solo oggi. A proposito non ho mai imparato a nuotare ma non ditelo ai miei nipoti!
Nonna Lisa
Bareggio, fine anni ’40