Quand’ero bambino Cuggiono era per me una grande metropoli, ci potevi trovare di tutto. Non di rado i miei parenti dei piccoli paesi intorno venivano da noi per fare i loro acquisti.Era un modo di vivere molto differente da quello di oggi e la spesa veniva fatta quotidianamente per quello che serviva nella giornata. Fare la spesa era una cosa impegnativa, certo si dovevano girare parecchi negozi ma era un modo molto piacevole per socializzare. Andando al negozio sapevi tutte le notizie necessarie meglio degli attuali TG, e certamente insieme alle notizie giravano i più recenti pettegolezzi che, come in ogni comunità erano essenziali alla sopravvivenza.In estate, quando non c’era la scuola, mia mamma alleggeriva il suo carico di massaia affidandomi l’incombenza della spesa quotidiana. Per me era un onore, mi faceva sentire “grande” ed intanto imparavo a far di conto pagando e contando il resto dei miei pagamenti. Incominciavo la mattina presto andando a comprare il latte nella latteria di Bambina non prima di aver sbirciato nel negozio del tappezziere Brambati e poi incantandomi davanti alla vetrina del negozio di scarpe della Sig.ra Magistroni. Poi per iniziare la giornata ci voleva il pane fresco della Jolanda e subito a casa a fare colazione con pane e latte. Questo era solo l’inizio bisognava subito pensare al pranzo ed alla cena, ecco allora che spuntava la lista della spesa vera e propria, a quel punto mi armavo di bicicletta ed iniziavo il giro. Prima tappa era la macelleria Nebuloni per comprare arrosti e bistecche che dovevano essere accompagnate da un contorno, quindi andavo dal sig. Festa fruttivendolo per comprare patate ed insalata, qualche frutto invece dal Dante de Matè. Se per il primo piatto mancava la pasta risolvevo velocemente andando verso il Piave dal Sig.Piero dove di nascosto acquistavo anche la liquirizia, buonissima e pare l’avesse solo lui. Nel frattempo approfittavo per recarmi dalla Netta a comprare il giornale per papà e magari qualche quaderno per i compiti. Per la merenda ci voleva un bel panino col salame perciò di corsa in Via Garibaldi dalla Sig.ra Rosa. Ogni tanto in casa poi si rompeva qualche piatto o bicchiere ma c’erano i casalinghi della Bianchina ove poter rimediare. Per accendere i fornelli servivano fiammiferi e la tabaccheria Albanese ne era fornitissima, ed intanto approfittavo per acquistare una bottiglia di vino per papà nel negozietto a fianco. Per la cena ci voleva pesce e la pescheria in piazza ne aveva di freschissimo, intanto che c’ero una tappa dal Manin per mamma che aveva finito il filo per rammendare le calze. La mia bicicletta a quel punto era stracarica, speravo reggesse al peso ma ero comunque tranquillo perchè semmai si fosse rotta c’era il Petrarca pronto ad aggiustarla. A quel punto potevo tornare a casa garantendo la sopravvivenza della giornata e se ero stato bravo per aver comprato tutto, la mamma mi premiava lasciandomi andare a prendere un bel gelato nel pomeriggio dal lattaio in piazza. E se poi mi meritavo di più papà lasciava che lo accompagnassi a comprare i chiodi dal Biassoni e a rifornire la macchina dal benzinaio in Via Garibaldi.Con una giornata così non mi rimaneva certo molto tempo da dedicare agli studi ma non me ne preoccupavo poi così tanto, non era la mia passione, ma per fare quattro tiri al pallone insieme ai numerosi miei amici nel campetto dell’Oratorio con il Don Giovanni che ci controllava, il tempo di certo lo trovavo.Quanto mi manca quel modo di vivere e fare la spesa, certo oggi tutto è più facile e veloce, abbiamo fatto molte conquiste,ma penso che ciò che abbiamo perduto è forse più di ciò che abbiamo conquistato.
Un bambino di una Cuggiono che fù