Sentire i miei nipoti raccontare le loro vacanze fatte in posti strani e lontani mi ricorda di quanto ingenuamente ci si accontentava quando ero piccola io.
Per me vacanza era il non dover andare a scuola e magari riuscire a scampare qualche lavoro domestico, quello era già un gran riposo. Ma per i più fortunati esisteva una vera vacanza, oggi sorrido perchè consisteva in una gita organizzata dalla parrocchia che quasi sempre aveva come meta la visita a qualche santuario della zona. Si prendevano i mezzi, direi un grande mezzo: un camion con cassone aperto sul quale ci sedevamo dove meglio potevamo. Ci ammassavamo anche in una trentina sul quel cassone e a nessuno importava della comodità o delle norme di sicurezza. Pioggia, sole o vento non ci interessava, stavamo benissimo. Il mezzo di trasporto però andava pagato ed i miei non tutti gli anni potevano permettersi questa spesa ma quasi sempre interveniva la mia cara zia che non avendo nè figli né nipoti donava a me tutto quel poco che poteva e quasi sempre il viaggio lo pagava lei. Aspettavamo con ansia quel giorno sembrava dovessimo partire per chissà quale lungo viaggio e la giornata trascorsa insieme, lontano da casa anche se di pochi chilometri sembrava durasse un mese. Al ritorno per molti giorni tutti i nostri discorsi raccontavano di quella lunghissima vacanza. Un giorno che serviva però a riposare e a creare nuove amicizie e rapporti umani. Bellissime le mie gite…!
Nonna Rina
Bareggio, primi anni ’50