In questi giorni vedendo il giro d’Italia spesso mi tornano alla mente le tante maglie rosa fatte nei miei primi anni di lavoro. Da giovane lavoravo in una fabbrica di Milano che faceva maglie in lana pregiate, mi avevano assunto perchè arrivavo da Bareggio dove c’era una forte presenza di camiciaie e nel paese tutte le ragazze andavano a scuola da loro per imparare il mestiere. Avevo quindi già l’esperienza per il lavoro che veniva richiesto. Tutte le mie amiche mi invidiavano perchè fare la pendolare per andare al lavoro nella grande Città a quel tempo era un privilegio anche se il Gamba de Legn non era molto comodo e spesso si arrivava già stanchi e in ritardo, ma anch’io andavo fiera di quel lavoro, era un lavoro moderno molto meno faticoso di quello della campagna a cui tutti eravamo destinati. L’azienda per cui lavoravo era stata scelta per produrre le maglie per il giro d’Italia, io all’inizio non sapevo nemmeno cosa fosse ma il padrone ne andava fiero e chissà perchè nei mesi che lo precedevano dovevamo produrre tantissime maglie, ci raccomandava di farle perfette e di restare al lavoro qualche ora in più per riuscire a consegnarle in tempo. Erano giorni di tanto lavoro ma riuscire a guadagnare qualche soldino in più faceva sempre comodo quindi nessuno di noi si lamentava per le ore di straordinario. Altro mistero poi erano anche alcune maglie rosa che dovevano essere confezionate con la massima cura e senza difetti. Anche la lana con cui erano confezionate doveva essere di primissima qualità. Dopo qualche anno capii che tutte quelle maglie erano destinate ad un’importante corsa in bicicletta che passava da Milano. Curiosa allora con le mie amiche decidemmo di andare a vedere questa famosa corsa e con nostra sorpresa vedemmo passare a tutta velocità dei ragazzi con pantaloncini corti, che per l’epoca era abbastanza scandaloso, e con le nostre maglie. Restammo affascinate, a quel punto però non so se il nostro interesse era ancora per le maglie o per i ragazzi che le indossavano. Pedalavano a più non posso per arrivare primi e finalmente scoprì anche a cosa servivano le maglie colorate di rosa, erano destinate ai vincitori ed erano rosa perchè il giornale che raccontava la corsa veniva stampato su carta rosa. Da quel giorno tutti gli anni andare a vedere i ragazzi del Giro divenne una consuetudine che dura tutt’oggi. Certo che vedendo i ciclisti di oggi con l’abbigliamento moderno e supertecnologico le nostre maglie in lana erano abbastanza ridicole, ma scommetto che a qualità e precisione di confezionamento noi eravamo le migliori camiciaie.
NONNA MARIUCCIA
BAREGGIO Inizio anni ’50