Sto aprendo la bottiglia del latte per la mia colazione, lo verso nella tazza e come un flash mi torna alla mente la mia bottiglia del latte di quando ero bambina.
Ogni giorno verso le 17 la mamma ci mandava in latteria a comprare il latte per la colazione della mattina seguente. Facevamo i turni perchè interrompere i giochi per recarsi alla latteria del paese era quasi una scocciatura per noi bambini ma soprattutto la mamma sapeva che se mandava sempre me la spesa doveva raddoppiare. Ero una vera discola e per il latte ho sempre avuto una debolezza. La mamma mi dava la bottiglia di vetro vuota e i soldini per comprarne un litro raccomandandomi di chiuderla bene dopo averla fatta riempire e di non riaprirla per non rovesciarne il contenuto. Tutti noi avevamo rispetto per i genitori ed ogni loro raccomandazione era un ordine che doveva essere rispettato. Io però a quel latte così bianco e dolce ancora caldo da mungitura non sapevo proprio resistere ma sapevo anche che non potevo disobbedire e riaprire la bottiglia. Inventai perciò un mio stratagemma, riuscivo con grande maestria a fare un piccolo foro sul tappo riuscendo così a bere tutto il latte senza disobbedire alla mamma, non toglievo infatti nessun tappo dalla bottiglia. La prima volta mi andò bene ma alle successive la mamma che ormai mi aveva scoperto mi aspettava sulla porta di casa pronta a darmi una bella strigliata ma allo stesso tempo aveva già in mano una nuova bottiglia ed altri soldini e nascondendo un sorriso mi faceva ritornare in latteria a prenderne ancora. La seconda volta andava bene il latte arrivava a casa poiché la mia voglia era già stata appagata.
Quasi quasi stamattina anziché versare il latte nella tazza provo ancora a fare un buchino sul tappo per vedere se è ancora buono come allora.
Nonna Lorenza
Vittuone, fine anni ’50