Quando c’era la guerra spesso sentivamo una sirena, era il segnale che bisognava lasciare tutto quello che si stava facendo e scappare nei rifugi per proteggerci dalle bombe.
In estate i rifugi erano in campagna sotto i ponti creati sopra i canali dalle piccole stradine, in inverno invece avevamo un piccolo locale sotto un fienile, eravamo convinti che se per caso ci sarebbe caduta una bomba sopra il fieno avrebbe attutito l’impatto e non sarebbe scoppiata. Se ci ripenso mi viene da sorridere ma noi eravamo proprio convinti.
Quella notte era estate, io e i miei due bambini stavamo dormendo tranquillamente quando d’improvviso scattò l’allarme. Ero sola, mio marito era in guerra, così spaventata velocemente presi la mia borsetta, eravamo molto poveri e in quella borsa misi tutto ciò che avevo: pochi spiccioli qualche piccolo gioiello a me molto caro e tutti i miei documenti. Presi i miei due bambini e scappai di corsa in campagna.
I miei bambini però erano troppo piccoli per riuscire a correre velocemente così decisi di prenderli in braccio ma la borsetta era di troppo non riuscivo a tenere anche quella. Nella foga la diedi a un uomo che correva nella mia stessa direzione convinta che fosse il vicino di casa. Riuscimmo ad arrivare al nostro nascondiglio, rimanemmo nascosti qualche ora sentendo passare gli aerei sopra la nostra testa fino a che qualcuno gridò il cessato allarme. Tranquillamente quindi tornammo a casa.
Subito mi ricordai della mia cara borsetta e andai dal vicino convinta di poterla riavere ma egli mi disse che non gli avevo consegnato nulla. Scoppiò in me grande panico, a chi l’avevo data? In quella borsa c’era tutto ciò che possedevo.
Arrivò mattina ed io disperata cominciavo a convincermi che non avrei mai più rivisto la borsetta, continuavo a chiedermi cosa avrei fatto senza nemmeno un soldo, senza documenti? Come avrei potuto crescere i miei bambini? I vicini cercavano di consolarmi ma era dura…
D’improvviso entrò in cortile un signore sconosciuto che mi chiese se conoscevo una certa signora Maria che aveva due figli. Io non capì ma risposi che io mi chiamavo Maria, a quel punto l’uomo mi raccontò che nella notte io gli lanciai una borsa mentre prendevo in braccio due bambini, la prese per aiutarmi convinto che non ci fosse nulla di prezioso ma quando la mattina la aprì e vide il misero contenuto mi cercò perché capì che si trattava di qualcosa di molto importante per me.
Lo ringraziai moltissimo, era come se mi avesse salvato la vita, avrebbe potuto tenersela facendo finta di niente ma a quell’epoca l’onestà era un valore indiscutibile tra noi poveri anche se non si possedeva nulla a nessuno passava dalla mente di rubare qualcosa a chi stava nelle stesse condizioni.
Che bello se fosse ancora così…!
NONNA MARIA
Anni della Grande Guerra