Sono nato con la passione per i trattori ma quand’ero piccolo io non ce n’erano molti, il più diffuso era il “Landini” e lo consideravo come un gran bel mezzo. La mia famiglia aveva delle grosse estensioni di terreno e appena ne ebbero la possibilità sostituirono cavalli e buoi con i trattori. Quando avevo circa 7 anni comprarono il Landini e per me fù amore a prima vista, non potevo ancora guidarlo ma non me ne staccavo un momento, appena terminavo la scuola correvo in campagna e con la scusa di aiutare nei lavori ci salivo sempre sopra. Anche se ero piccolo conoscevo tutti i segreti per poterlo guidare e appena raggiunsi l’altezza necessaria ad arrivare ai pedali il mezzo fù mio. Senza neanche avere l’età per la patente utilizzavo quel trattore per arare, seminare, raccogliere…a quei tempi non si badava troppo alle regole l’importante era lavorare per guadagnare la pagnotta. Passavo tutti i miei pomeriggi e le domeniche a dominare quel potente mezzo, i miei amici sapevano che se non arrivavo agli appuntamenti era perchè scorazzavo nei campi con il Landini, spesso mi venivano a vedere mentre lavoravo, e io fiero più che mai, li salutavo dall’alto del mio bolide. Passarono gli anni e il povero Landini ormai stanco dovetti metterlo a riposo e sostituirlo con trattori più moderni ma lo tenni sempre con me perchè era un pezzo di cuore, lo sistemai in cortile ogni tanto poteva tornare utile per qualche piccolo lavoretto. Poi con il tempo venne sempre più rilegato in un angolo in attesa di essere demolito. Ma io non riuscivo a staccarmi da lui e per la disperazione dei miei familiari mai prendevo la decisione di rottamarlo, finchè un giorno passarono per lavoro dalla mia proprietà delle persone provenienti dalla Val d’Aosta che aiutavano in parrocchia e mi spiegarono che avevano da poco acquistato una baita in alta montagna e che era loro intenzione ristrutturarla per farci una colonia per ragazzi. Avevano però un problema con l’acqua poiché avevano un pozzo ma occorreva un mezzo potente per far azionare la pompa, essendo loro dei semplici volontari e non disponendo di grandi cifre economiche mi chiesero di vendergli a poco prezzo quel mezzo inutilizzato poiché faceva proprio al caso loro. In un primo momento dissi più volte di no ma poi mi convinsi, in effetti così com’era stava arrugginendo invece il quel modo avrei potuto restituirgli vita. Presi il coraggio in mano e decisi quindi di regalarglielo, ad un patto però che doveva servire esclusivamente per i ragazzi e non a scopi di lucro e che l’avrebbero dovuto custodire con quanta più cura possibile. Confesso che per qualche anno in estate sono andato a controllare che il mio Landini stesse bene, ora non ci vado più ma mi sono convinto che è finito in buone mani e pazienza se adesso sicuramente non lo si utilizzi più è ora che anche lui si goda la meritata pensione.
Nonno Renato
Uboldo anni ’50