Quando ero piccolo, il 17 Gennaio era un giorno speciale. Era Sant’Antonio, uno dei giorni dedicati a insaccare i salami e per questo si usava, alla sera del 17, accendere i fuochi per togliere le setole dalle pelli dei maiali.
A noi bambini raccontavano che le setole erano la barba del Santo, che a lui non serviva più. Per questa ragione lo chiamavamo anche il Santo del Porcello, che proteggeva non solo i maiali ma anche tutti gli animali. Tanto che, durante la giornata, c’era sempre il parroco che girava di stalla in stalla per benedirli.
Il falò doveva avere anche il potere di riscaldare la terra e cacciare così l’inverno, che a quei tempi era davvero molto duro. Guardavamo fissi il falò e speravamo che la fiamma andasse diritta verso il cielo: se stava diritta voleva dire che il raccolto per quell’anno sarebbe stato abbondante, se storta al contrario l’annata sarebbe stata scarsa.
Ci radunavamo intorno ai falò e si beveva il vin brulé. Noi bambini mettevamo sul fuoco tutta la legna raccolta nei giorni precedenti, quando andavamo di cascina in cascina a chiederne un poco, cantando sempre questa filastrocca “Daman vûna, daman do, daman tri par fa’ ‘l falò…”
Che bei ricordi!
Nonno Augusto
Magenta fine anni ’40