A scuola ci andavo volentieri ma era con i compiti che proprio non andavo d’accordo.
Quella mattina il maestro ci aveva insegnato a fare le aste ed i puntini, riempimmo pagine di aste e pagine di puntini, dovevano essere fatti alla perfezione. A fine mattina il maestro non era ancora soddisfatto del nostro lavoro e decise così di farceli fare anche a casa come compito. A casa però dopo aver pranzato dovevo prima aiutare i genitori con le faccende domestiche e in seguito avrei dovuto dedicarmi a svolgere le faccende scolastiche ma dopo aver faticato tutta la mattina e aver lavorato con i genitori a casa l’ultima cosa che avevo voglia di fare non erano certo i compiti. Andai così a cercare i miei amici, tutti con lo stesso mio vizio, e giocando e girovagando arrivò subito l’ora di cena. Corremmo tutti a casa, la cena in famiglia, gli ultimi lavori, il rosario e dei compiti non mi ricordai più.
La mattina seguente io feci finta di dire che non stavo bene o che avevo avuto tanto da fare ma il maestro non ci cascò e subito decise di mettermi in punizione, erano guai. Solitamente gli insegnanti dell’epoca non andavano molto per il sottile giravano con una bacchetta sottilissima che in questi casi veniva usata per picchiarla sulle nocchie delle dita ma io ero fortunato avevo un maestro molto buono che si limitava a pene meno dolorose. Avevo due scelte un’ora inginocchiato sui ceci o un’ora dietro la lavagna con addosso enormi orecchie d’asino. Quella mattina mi toccarono le orecchie d’asino ma la punizione anche questa volta non funzionò perchè il mio vizio di non fare i compiti andò avanti imperterrito fino a che non finii gli studi.
Nonno Remo
Inveruno anni’50